venerdì 3 agosto 2012

Le Mie Vacanze

Sono rientrata da appena due giorni eppure vorrei già ripartire, per questo accetto volentieri l'invito dell'amica Valentina Dainelli e compilo il mio personale alfabeto del viaggio.

A, come acrobazie, quelle che bisogna fare per prendere l'aereo, il treno, la bicicletta o qualunque altro mezzo
B, come benessere, quello che ogni viaggio ti regala, soprattutto quando si parte
C, come cane, quello che devo lasciare a casa molto spesso e che invece mi piacerebbe portare con me
D, come DNA, il viaggio sta proprio lì, nel mio DNA, in realtà anche come diario di viaggio, quello che porto sempre con me
E, come estate, ancora la stagione in cui viaggio, anche se vorrei cambiare questa pessima abitudine
F, come "fermiamoci qui e non ripartiamo più", non so neanche quante volte l'ho detto in questi anni.
G, come gioco, il viaggio deve esserlo, altrimenti il divertimento dov'è?
H, come Habitat, quello al quale ti devi abituare molto velocemente per goderti al massimo ciò che le varie situazioni possono offrire
I, come Italia, ancora il mio paese preferito per viaggiare
J, come jolly, quello che mi tocca fare quando viaggio con qualcuno poco esperto
K, come Kew Gardens, meraviglioso posto in cui spero di tornare
L, come Live and Let Live, la mia filosofia di vita e quindi anche di viaggio
M, come mamma, sempre nei miei pensieri, lo so sembra banale, però è così
N, come notte, da vivere assolutamente quando si viaggia, per assaporare le luci, i colori i profumi, che di giorno svaniscono
O, come orologio, purtroppo è necessario
P, come partenza, che bella parola
Q, come "quello che non ho", anche se ancora lo devo scoprire
R, come reminiscenza, quella che mi porto dietro dopo anni, ricordando qualche particolare di un viaggio
S, come scrivere, senza non potrei stare
T, come tablet, senza questo strumento sarei morta, ci faccio di tutto, tranne il caffé
U, come universo, un confine da porsi
V, come vestiti, quelli che negli anni ho imparato a limitare, per evitare i valigioni
W, come Woodstock, l'uccellino di Charlie Brown, le sue massime o meglio i suoi tweet sono un'ispirazione
Y, come Yo, Yo, un pò da rapper però dirla è liberatorio quando vedo qualcosa di esaltante
Z, come Zero, il punto da cui partire per esplorare un nuovo posto

Andate a vedere anche l'alfabeto di Vale!


 http://trippando.com/2012/07/25/labc-del-viaggio-secondo-toomuchvale/
Low-cost, no-cost: l'era della gratuità per sopravvivere o forse per vivere meglio

Ciao a tutti,

ricompaio dopo una lunga assenza, ma con il piacere di scrivere di ciò che mi piace.
Avete notato come dal low-cost si è passati al no-cost? Si moltiplicano in rete e fuori, esempi di come si possa vivere non spendendo neanche un euro, avendo di contro la stabilità di un sistema che non soffre gli alti e bassi dello spread e nemmeno quelli della simpatica signora Merkel.
Ma come si fa a resistere all'ultima novità tecnologica o alla maglietta griffata! Sembra difficile in realtà basterebbe vedere come ognuno di noi  riesce ad accumulare una montagna di abiti, accessori, oggetti vari che vanno a popolare cantine, ripostigli, ma anche sacchi che gettiamo nei contenitori di raccolta sparsi in giro per la città oppure portiamo ai mercativi dell'usato.
Il valore di queste merci che potrebbero essere scambiate ammonta a 12 miliardi di dollari, secondo le stime dell'International Reciprocal Trade Association, l'organizzazione degli "operatori del baratto" statunitensi.
Il baratto sta conquistando spazi di mercato sempre più imponenti migrando, come ogni tendenza che si rispetti, da oltreoceano in Europa, tanto che si comincia a parlare di freeconomy.
Il bartering non è solo uno strumento per privati, ma anche per quelle aziende che non hanno liquidità da investire eppure hanno bisogno di merci o servizi.
Un'economia parallela che mostra in modo lampante i disastri e l'incapacità dell'economia basata sul denaro.
Eppure in Italia abbiamo avuto esempi sporadici in passato di come questo sistema sia funzionale, la banca del tempo per esempio, in cui scambiare servizi e competenze prevalentemente, ovvero farsi imbiancare casa, scambiando lezioni di inglese.
Il baratto valorizza gli oggetti che riacquistano una loro funzione, magari diversa da quella originale, ed emergono a nuova vita insieme alla capacità e creatività di chi li ha creati e usati.
Insomma dalla civiltà del consumo compulsivo a quella del riuso, interpretata al meglio dai giovani designers che hanno conquistato l'ultima edizione del Salone del Mobile di Milano.
A parte poi la questione puramente economica, le attività di scambio hanno anche una funzione sociale, tenendo vive comunità e quartieri secondo il modello del garage market americano.
Alcuni esempi in rete? Eccoli qua.
http://natural-mente-stefy.blogspot.it/, come vivere con 5 euro al giorno, in prima pagina trovate come realizzare una paletta da un contenitore di detersivo.
www.zerorelativo.it, la prima comunità italiana dei barattatori
www.e-barty.it, il primo social sul baratto

Adesso provateci anche voi!

lunedì 4 giugno 2012

Maglia e dintorni

Conoscevo i Knitcafè, quello che non sapevo e che anche i Knitters addicted hanno un loro social, Ravelry.com.
Ora, non vorrei andare controcorrente, ma temo che la tendenza non sia quella di condividere svariati hobby (in teoria ognuno potrebbe avere il proprio social network di riferimento), bensi quella di una corsa al "chi raggiunge il maggior numero di iscritti", per poi vedere queste community cadere brevemente in disuso, in una sequela di esperimenti falliti.
Ma cosa si vuole inseguire? Un capitale umano fatto da utenti che usano la rete come un luogo dove incontrare gli amici, trovare la vacanza, andare al cinema, comprare il palmare di ultima generazione. Utenti sempre più profilati dall'occhio vigile di Google che segue pedissequamente i nostri movimenti, ciò che visitiamo, cosa guardiamo, con chi interagiamo.
Comunque mi sono iscritta, anche io sono una Knitter, anche se il tempo è sempre poco, vi aggiornerò su questa community, appena capisco come funziona!

giovedì 31 maggio 2012

LinkedIn aggiorna i suoi strumenti

L'ho scoperto oggi, spero non in ritardo, andando a verificare un paio di invitation sul mio profilo. Le nuove funzionalità che in realtà sono un percorso guidato nei meandri delle nostre variegate esperienze professionali, consente molto più facilmente di prima, di dare un senso logico e compiuto ad un curriculum.
Noi siamo più chiari, gli altri ci capiscono meglio e soprattutto capiscono meglio cosa facciamo e cosa possiamo offrire.

Venite a trovarmi qui, www.linkedin.com/alessandracatania

Campus Cloud: la visione di fare impresa

Avevo promesso di bloggare tutto ieri, non sono stata di parola, ma la vita è come la centrifuga di una lavatrice, si esce stropicciati ma poi ci si asciuga presto.
Il Campus di ieri è stato un bell'esempio di come la politica del fare vince su quella del dire.
I cooperatori, messi di fronte a sette possibili temi legati ai modi in cui affrontare i mercati mondiali, hanno scelto, anche se in maniera un pò forzosa, di parlarsi, di confrontarsi e non, come accade spesso, di sedersi e ascoltare passivamente il solito esperto.
Ognuno di loro ha tirato fuori le proprie risorse: personali, d'esperienza, di conoscenza, per condividerle con gli altri e affrontare un problema alla volta.

Un evento all'americana, direi, dove piccoli gruppi di persone si siedono ad un tavolo e si conoscono, si annusano, si verificano, prima di tutto. E poi si uniscono per un obiettivo comune.

Facile a dirsi, più difficile a farsi!

Si parla tanto di reti, di contratti di reti che creano un soggetto economico unico per avere la forza di fare tutto quello che la singola impresa non può fare: bene, che si parta da questo modello.

Spero solo che qualcuno raccolga il messaggio!

mercoledì 30 maggio 2012

Il Campus Could facilita il confronto

La mattinata si sta dimostrando veramente ricca di spunti interesanti che vorrei condividere con voi.
Innanzitutto il modello della condivisione di prossimità è decisamente funzionale in termini di creatività.
Piccoli gruppi di persone che si relazionano in modalità ono to one, producono una mole di idee, proposte, suggerimenti che può essere gestito e soprattutto capitalizzato da ognuno di loro in tempo reale, con una soluzione di continuità senza pari.
Un problema che sembra difficile da risolvere per un singolo individuo, diventa quasi un non problema se viene condiviso da un gruppo di persone.
Lo so, sembra intuitivo e scontato, ma quanti di noi possono veramente dire di usare questo approccio nella nostra vita quotidiana di professionisti?

E questo vale ancora di più per gli imprenditori che quasi sempre sono costretti a dare priorità a questioni operative legate alla routine produttiva.
Questa mattina gli imprenditori stanno imparando il dialogo, l'ascolto, la collaborazione e la condivisione grazie anche ad un facilitatore d'eccezione, Phil Taylor.